I boschi

La struttura e la composizione dei boschi della zona è fortemente caratterizzata dalle modalità di coltivazione che si sono succedute in queste foreste. Sin dall’epoca preistorica, i boschi hanno servito le popolazioni locali garantendo loro cibo, riparo, calore…
Ma il bosco ha sempre svolto anche altre funzioni che solo successivamente, e in epoche diverse, hanno acquistato importanza e rilevanza: l’alimentazione degli animali domestici, la protezione del suolo, il miglioramento ambientale, il miglioramento del paesaggio…
Nel tentativo di massimizzare le funzioni svolte dalle foreste per l’uomo, sono state applicate tecniche di coltivazione e gestione del bosco che attualmente hanno portato alla diffusione massiccia all’interno del territorio del sistema di governo a ceduo.

Il ceduo è una forma di governo del bosco che sfrutta la capacità di alcune specie arboree di emettere vigorosi ricacci dalla ceppaia (polloni) dopo che la pianta è stata tagliata.
Nei cedui, la maggior parte degli alberi viene tagliata (ceduata) con turni piuttosto brevi (generalmente ogni 15-30 anni), allo scopo di ottenere legna da ardere, mentre la rigenerazione del bosco viene garantita dai polloni. Nella zona di Cammoro le cerrete vengono allevate soprattutto a ceduo composto, forma di trattamento poco applicata in Italia e adottata in pochissimi casi nei boschi di cerro.

Nel ceduo composto, tra le ceppaie tagliate vengono rilasciate alcune piante ad alto fusto (matricine), di età variabile sino a 100-150 anni, e pertanto nel bosco saranno sempre presenti piante adulte ancorché piuttosto distanziate tra loro.
Il ceduo composto è quindi una tecnica che tenta di conciliare i vantaggi del ceduo (facilità di rinnovazione del bosco, brevità dell’intervallo tra due utilizzazioni, semplicità delle tecniche di taglio) con quelli della fustaia (ecosistemi più evoluti, paesaggio e ambiente meno “violentati” dall’impatto dell’attività antropica…) ma che in alcuni casi rischia di far perdere i vantaggi dell’una e dell’altra forma di governo. Di fatto, è proprio il trattamento a ceduo composto, con le ampie chiome delle matricine più antiche, a rendere difficile la rinnovazione del cerro favorendo altre specie più tolleranti dell’ombreggiamento.

Il carpino bianco (Carpinus betulus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l’acero opalo (Acer opalus) sono molto spesso le specie più numerose tra i giovani polloni e, conseguenzialmente e inesorabilmente, saranno le specie principali dei futuri boschi del territorio di Cammoro. Il motivo della diffusione del ceduo composto è collegato alle funzioni attribuite ai boschi della zona nel passato: la lettura del primo Statuto dell’Università, redatto nel 1899, mostra chiaramente l’importanza del pascolo e della raccolta della ghianda per l’alimentazione dei suini. I maiali erano animali di estrema importanza per la sopravvivenza di intere famiglie e la ghianda rappresentava una delle principali fonti di nutrimento per questi animali. Lo statuto, destina un’intera parte alla regolamentazione del pascolo e della “raccoltura” della ghianda, fissando i periodi, i luoghi, le quantità e le modalità per lo svolgimento di queste attività.

Quasi ogni anno veniva poi emanato un provvedimento, piuttosto minuzioso, per la “disciplina di raccolta e del pascolo della ghianda”, che stabiliva, aggiornandola, la tassa per la raccolta e per ogni suino pascolante, nonché l’ammontare delle multe per le infrazioni. Era quindi estremamente importante avere boschi in grado di produrre un’elevata quantità di ghianda e, sebbene il cerro non produca un “frutto” particolarmente pregiato (la ghianda del cerro è più ricca di tannino e conseguenzialmente più amara rispetto ad altre querce), la gestione del bosco doveva considerare tale fatto. In genere, i boschi cedui tradizionali non producono molta ghianda: le piante sono troppo giovani, le chiome poco sviluppate… Era quindi necessario avere all’interno del bosco un adeguato numero di piante portasemi, ben illuminate dal sole, con chioma espansa ed età nettamente superiore ai “polloni” (la maggiore produzione di ghiande nelle piante di querce si raggiunge generalmente tra i 60 e gli 80 anni).

Oggi, è rimasta la stessa forma di trattamento anche se sono cambiate le motivazioni e le modalità di realizzazione: assumono importanza prevalente gli aspetti paesaggistici e la matricinatura si è fatta ancor più intensa, aumentando quei problemi intrinseci del ceduo composto a cui si è precedentemente accennato. Un altro fattore che ha influito sulla strutturazione attuale delle foreste può essere individuato nella limitata diffusione della produzione di carbone: seppure tale attività sia stata indubbiamente attuata in passato, il numero di carbonaie presenti nel territorio è probabilmente minore rispetto ad altre zone dell’Appennino umbro e attualmente non è più praticata.
La produzione di carbone veniva fatta soprattutto in boschi difficilmente accessibili: piuttosto che trasportare legname era in questi casi preferibile carbonizzare la legna all’interno del bosco stesso, in modo da produrre carbone, molto più facile da trasportare visto il peso e il volume notevolmente minori a parità di potere calorico.

Per produrre del buon carbone era però necessario utilizzare materiale di dimensioni omogenee e non troppo elevate e di conseguenza i boschi venivano tagliati con turni brevi e senza rilasciare piante di grosse dimensioni: se la pratica della carbonizzazione fosse stata più diffusa nel territorio, e soprattutto se fosse continuata nel tempo sino ai giorni nostri, difficilmente avremmo oggi nei boschi del Cammorino una così notevole presenza di piante grandi e maestose.